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Micoterapia

Testi a cura del Dott. Damiano Galimberti
(estratto dal volume in pubblicazione su concessione dell'autore)

 

Introduzione

L’azione dei funghi in medicina anti-aging è soprattutto volta a conseguire un effetto adattogeno, inquadrabile come il ripristino dell’equilibrio omeostatico dell’organismo. Per tanto i funghi medicinali sono una sorta di “tonici”, in grado di permettere una migliore gestione dello stress e di conseguire un riequilibrio generale dell’organismo, ripristinandone in questo modo il funzionamento ottimale.
I funghi contengono vitamine, minerali e molecole farmacologicamente bioattive; sono quindi ricchi dal punto di vista nutrizionale, ma hanno nel contempo un contenuto calorico basso. Inoltre la loro ricchezza nutrizionale e “farmacologica”, legata alla naturale sinergia dei vari composti, rende questi funghi un potenziale “salutistico” nettamente positivo e poliedrico.
Alcuni funghi sono impiegati come supporto biologico in oncologia e la loro capacità di supportare il sistema immunitario, attivando la risposta dell’organismo contro la progressione di talune patologie neoplastiche, è di rilievo anche nella medicina anti-aging, proprio per le capacità immuno-stimolanti ed immuno-modulanti che caratterizzano questi funghi. Inoltre, in corso di chemioterapia o radioterapia sono stati spesso in grado di ridurne gli effetti collaterali e di proteggere i tessuti sani dai possibili danni iatrogeni. Gli estratti di funghi medicinali sono spesso utilizzati per migliorare la qualità della vita nel corso di terapie oncologiche, alleviando gli effetti collaterali di radio e chemioterapia: stanchezza, riduzione dell'appetito, deplezione midollare e rischio d’infezioni opportunistiche.
Non solo, l'azione immunomodulante dei polisaccaridi dei funghi è anche impiegata come trattamento dolce e non invasivo nella prevenzione della metastatizzazione neoplastica, in particolare nell’ambito della medicina orientale. Composti bioattivi purificati derivati da funghi medicinali rappresentano così una nuova potenziale fonte importante di presenti e soprattutto futuri agenti antitumorali. L'assunzione regolare di funghi medicinali o di loro estratti, può esercitare un effetto preventivo sia come elevata attività antitumorale, sia come inibizione dell'incidenza di metastasi.
I funghi medicinali rappresentino una fonte potenziale di composti biologicamente attivi con attività immunomodulante, scavenger dei radicali liberi, anti-infiammatoria, antibatterica, antimicotica, antivirale, epatoprotettiva e antidiabetica. Inoltre sostanze estratte da funghi sono state in grado di interagire con particolari vie di segnalazione intracellulare correlate a processi come l'infiammazione, la differenziazione cellulare e la sopravvivenza, apoptosi, angiogenesi, progressione del tumore e delle sue metastasi.
I funghi rientrano sicuramente nel settore dell’immuno-nutrizione, che è la capacità di modulare l'attività del sistema immunitario attraverso l'utilizzo di specifici nutrienti. L'immuno-nutrizione può essere utilizzata ogni volta che si ritenga necessario riequilibrare la risposta immune cellulare (TH1) e umorale (TH2).
Da tutte queste considerazioni è evidente che l’impiego dei funghi è utile non solo in ambiti patologici specifici, ma anche nel contesto dell’healthy-aging medicine.


Cordyceps sinensis (Berk.) Sacc. Link

La Cordyceps sinensis è un Ascomycota parassita di un lepidottero della Famiglia delle Hepialidae, di cui invade progressivamente la larva affondata nel terreno. Il nome Cordyceps deriva dall'unione delle due parole latine “cord” (pianta) e “ceps” (testa), esplicito richiamo alla forma che assume fuoriuscendo dalla larva mummificata di un lepidottero, generalmente l’Hepialus armoricanus. Negli Stati Uniti prende invece il nome di “caterpillar fungus” cioè “fungo del bruco”, proprio a causa del particolare ciclo biologico che lo caratterizza: dopo essere germinato all'interno della larva, la Cordyceps uccide e mummifica l'organismo, fino a fuoriuscire attraverso la sua testa.

La scienza moderna sta cercando di confermare con studi scientifici l’efficacia del Cordyceps nelle problematiche per le quali è stato tradizionalmente utilizzato, tuttavia anche per questo fungo non ci sono studi attuali considerati completi dal punto di vista dell’Evidence Based Medicine.

I tradizionali impieghi riguardano la benefica influenza sulla funzionalità del sistema immunitario, mediata non solo dall’aumento del numero e dell’efficacia delle cellule dell’immunità aspecifica Natural Killer (NK), ma anche grazie all’induzione della risposta cellulo-mediata del sistema immunitario specifico oltre che da un’intrinseca attività di regolazione della risposta infiammatoria.

Studi scientifici ne hanno evidenziato l’azione epato-protettiva ed epato-rigenerativa: è stato dimostrato come questo fungo risulti in grado di migliorare la funzionalità epatica, di contribuire alla rigenerazione del parenchima epatico in caso di fibrosi o cirrosi, di ridurre la carica virale e i danni epatici in corso di epatiti virali, e di normalizzare gli enzimi epatici. Altri vantaggi sono dati dalla capacità di regolazione del ritmo cardiaco (aritmie, extrasistoli, tachicardie) e di ridurre più genericamente il rischio cardiovascolare aspecifico. A livello metabolico contribuisce a regolare i livelli di colesterolo, riducendo il colesterolo totale e aumentando l’HDL, abbassando i trigliceridi.

La Cordyceps sinensis contiene molte sostanze biologicamente attive, considerate importanti dal punto di vista nutrizionale: svariati minerali (in particolare potassio, sodio, calcio, magnesio, ferro, rame, manganese, zinco, selenio, silicio, gallio, cromo, vanadio, zirconio, titanio, nickel, stronzio); vitamine (B1, B2, B12, E, K); poli-, mono, di- e oligosaccaridi, tra cui l’acido cordicepico e il galattomannano; fitosteroli, quali l’ergosterolo (importante precursore della vitamina D), il beta-3-ergosterolo, l’ergisterolo perossido, il 3-sitosterolo, il daucosterolo, il campeasterolo ed altri ancora; fibre; beta-glucani, beta-mannani; acidi grassi sia saturi (acido palmitico in particolare) che insaturi (soprattutto acido linoleico ed oleico) e tutti gli aminoacidi essenziali.

Tra le sostanze bioattive più potenti ci sono gli analoghi dei nucleosidi, non riscontrabili in altri rimedi naturali: la cordicepina (3’-deossiadenosina), l’acido cordicepico, la 2’-deossiadenosina e altri analoghi dei nucleotidi deossigenati (uridina, deossiuridina, adenosina, dideossiadenosina). In particolare la cordicepina si è mostrata assai efficace nei confronti dei virus e di ceppi batterici che abbiano sviluppato resistenze antibiotiche.

L’utilizzo regolare della Cordyceps sinensis incrementa di quasi il 30%, ma talvolta fino al 55% i livelli di ATP (adenosina trifosfato) nell’organismo e del 30-40% la capacità dell’organismo di utilizzare l’ossigeno. Da cui l’impiego come energizzante sia in chiave di medicina anti-aging che nel contesto della medicina sportiva. Infatti lo sportivo può trarre concreti benefici dall’impiego dalla Cordyceps sinensis, che si è dimostrato utile nel promuovere l'ossigenazione dei tessuti, attraverso il rilassamento della muscolatura bronchiale, bronchiolare e della parete vasale, determinando un aumento del flusso ematico a livello muscolare e cardiaco con un conseguente più efficace utilizzo dell'ossigeno da parte dell'organismo, con aumento della VO2max; da questa osservazione la sua particolare utilità negli sport di resistenza. Da queste osservazioni ne è derivato anche l’impiego nelle malattie dell’apparato respiratorio e dell’asma. Studi clinici hanno dimostrato anche un migliore recupero dell’energia e un effetto anti-affaticamento.

Le persone che usano la Cordyceps come tonico sono soprattutto gli atleti e gli anziani. Studi controllati su gruppi di anziani hanno dimostrato, dopo un mese di utilizzo, una notevole diminuzione della stanchezza, della freddolosità e della confusione mentale. I suoi effetti sono legati anche all’azione antiossidante, anti-aging e di protezione cellulare dai radicali liberi.

Da queste osservazioni sono evidenti gli impieghi nel contesto della medicina anti-aging e rigenerativa. La Cordyceps sinensis è un adattogeno particolarmente efficace in grado di aumentare le difese immunitarie da una parte e l’energia dell’organismo dall’altra, di calmare la mente e di potenziare il fisico, di modulare l’umore e di ridurre gli effetti sull’organismo correlati al processo di invecchiamento.

Il range posologico è compreso tra 500 e 1500 mg al giorno, in due/tre somministrazioni; il suo assorbimento e la sua efficacia sono aumentati dalla contemporanea assunzione di vitamina C, che favorisce l’assorbimento enterico dei suoi polisaccaridi.

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Cordyceps sinensis

 

Trametes versicolor (L. : Fr.) Pilát

Si tratta di una Polyporacea a mensola dal basidioma variopinto, appartenente ai Basidiomycetes; è una specie molto comune in Europa e in tutto il resto del mondo, nota per la variabilità del suo colore da cui il nome "versicolor". Non è infrequente osservarlo su ceppi di legno di varie essenze.

La Trametes versicolor è un fungo tradizionalmente utilizzato nella medicina orientale come tonico, immuno-modulante e adattogeno. Due sostanze estratte dal fungo, il polisaccaride K (PSK) e il polisaccaride-peptide (PSP), sono stati studiati come possibili trattamenti complementari in svariate tipologie di neoplasie maligne. ll polisaccaride-K (PSK), estratto da Coriolus, è un farmaco utilizzato in Giappone per il trattamento del cancro. Quando usato come coadiuvante, il PSK è risultato in grado di migliorare il tasso di sopravvivenza dei pazienti con tumori gastrici e colon-rettali. Altri estratti di Coriolus, come il polisaccaride-peptide (PSP) e il VPS, sono disponibili anche come integratori alimentari.
Al polisaccaride versicolor (VPS), un altro estratto dal fungo, sarebbero da ricondursi altri benefici legati al suo impiego come nutraceutico. Recenti studi hanno anche evidenziato una sua attività protettiva a livello del DNA. Analisi del DNA hanno evidenziato come l'estratto dei funghi Coriolus sia risultato in grado anche di inibire l'espressione di geni regolatori del ciclo cellulare e di sopprimere il comportamento metastatico attraverso l'inibizione dell'adesione cellulare, della migrazione cellulare e dell'invasività delle cellule.

Il range posologico nel contesto della medicina preventiva (non a scopo terapeutico specifico in cui si devono impiegare dei dosaggi decisamente maggiori) dipende dalla formulazione in commercio, in quanto lo si può trovare sia sotto forma di polvere secca che come estratto secco standardizzato. Indicativamente come apporto puro si suggerisce una posologia giornaliera da 500 a 2500 mg. Spesso viene utilizzato a cicli: due mesi consecutivi seguiti da un mese di pausa e quindi ripresa del trattamento, procedendo con lo stesso andamento periodico.

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Trametes versicolor

 

Ganoderma lucidum (Leyss. : Fr.) Karsten (Reishi)

Si tratta di un fungo saprofita, che cresce in primavera inoltrata, estate e autunno, su ceppi di latifoglie specialmente di quercia, castagno e anche olivo. Produce in particolare un gruppo di triterpeni chiamati acidi ganodergici (in grado di limitare la produzione di istamina, così ottimizzando la respirazione cellulare e favorendo la funzionalità epatica); contiene altri importanti composti quali polisaccaridi (es. beta-glucani), cumarina, mannitolo, xylosio, galattosio ed alcaloidi. Contiene tutti gli amminoacidi essenziali ed è particolarmente ricco in lisina e leucina; ha un basso contenuto totale di grassi ed un’alta percentuale di acidi grassi polinsaturi relativamente agli acidi grassi totali. L’analisi elementare dei basidiomi di Ganoderma lucidum ha rilevato la presenza di oligoelementi quali: fosforo, silicio, zolfo, potassio, calcio, magnesio, ferro, sodio, zinco, rame, manganese, stronzio, selenio e germanio.

Nella medicina tradizionale cinese il Ganoderma lucidum è considerato un fungo adattogeno, cioè una sostanza che favorisce l’adattamento dell’organismo umano a differenti situazioni ambientali. Numerosi preparati polisaccaridici raffinati estratti da questo fungo sono presenti in commercio come trattamento “over-the-counter” per le malattie cronico-degenerative, tra cui le neoplasie maligne e le epatopatie. La recente letteratura scientifica ne suggerisce l’impiego in oncologia, nel trattamento delle metastasi, come ad esempio di quelle legate alle neoplasie mammarie, avanzando in questo caso l’ipotesi di un’inibizione di oncogeni pro-invasivi, cioè corresponsabili dell’invasività delle cellule metastatiche.
Data la sua crescente popolarità, sono in corso molti studi sulla composizione e gli effetti sulla salute correlabili al Ganoderma lucidum, comunque la combinazione di beneficio in assenza di evidente tossicità ne ha favorito la diffusione nella pratica clinica come integratore nutrizionale. Tuttavia, non c'è un corpo coeso di ricerca e la valutazione obiettiva di questa terapia tradizionale in termini di benefici sulla salute umana non resta chiaramente e universalmente stabilita.

Un recente studio in vitro ne ha evidenziato anche una attività neuro-protettiva, giustificazione per un ulteriore studio di questi estratti di funghi in modelli animali, per valutare la loro sicurezza ed efficacia come base per successive prove cliniche.

In medicina anti-aging l’impiego di questo fungo è variabile: da un effetto aspecifico sulla qualità di vita e contro le malattie cronico-degenerative ad uno neuroprotettivo e potenziativo.

Il range posologico nel contesto della medicina preventiva (non a scopo terapeutico specifico in cui si devono impiegare dei dosaggi decisamente maggiori) va da 250 a 750 mg al giorno divisi in due/tre somministrazioni.

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Ganoderma lucidum

 

Grifola frondosa (Dicks. : Fr.) S.F. Gray (Maitake)

La Grifola frondosa è un fungo non molto diffuso, che cresce soprattutto sotto gli alberi di castagno, faggio, quercia e appartiene alla Famiglia delle Meripilaceae. È anche conosciuto col nome di "Maitake", un fungo commestibile con un grande corpo fruttifero caratterizzato da “cappelli a mensola sovrapposti”; infatti i corpi fruttiferi crescono sovrapponendosi tra loro, formando una sorta di “cespo”. Si tratta di un ottimo alimento in cucina, ma anche di un fungo medicinale. È ricco di minerali (in particolare potassio, ferro, calcio, magnesio), vitamine (riboflavina, niacina, un precursore della vitamina D), polisaccaridi (grifolano e grifolina), fibre e aminoacidi. Ma il principio attivo primario è dato da una miscela di beta-glucani, tra cui spicca il cosiddetto “Grifon-D” o “Maitake-D-fraction”.

La frazione-D, la frazione-MD e gli altri estratti, spesso in combinazione tra loro nel fungo in polvere, hanno dimostrato avere un’importante azione immunomodulante; infatti la Grifola frondosa influenza positivamente il sistema immunitario, soprattutto grazie all’attivazione di alcuni meccanismi protettivi incentrati sull’azione delle cellule NK, dei macrofagi, delle cellule T, modulando anche il rapporto tra T-helper 1 e 2 (tutte molecole chiave nel contesto del sistema immunitario).

Secondo l'US National Cancer Institute, complessi polisaccaridi presenti nella Grifola frondosa sembrano avere un’interessante attività antitumorale. Tuttavia, l'esatto meccanismo molecolare dell'effetto antitumorale non è stato ancora del tutto chiarito. Ad esempio, la Maitake-D-Fraction è in grado di indurre l’apoptosi nelle cellule del cancro al seno attraverso l'espressione genica del BCL2-antagonist/killer 1 (BAK1). Recenti studi scientifici hanno evidenziato come questa frazione sia in grado di sopprimere il fenotipo tumorale mammario attraverso un meccanismo molecolare che modifica l'espressione di alcuni geni coinvolti nella stimolazione dell'apoptosi, nell’inibizione della crescita e proliferazione cellulare nell’arresto del ciclo cellulare, nel blocco della migrazione metastatica delle cellule tumorali, migliorando anche la sensibilità ai farmaci chemioterapici.

Studi scientifici hanno anche evidenziato benefici effetti della Grifola frondosa e dei suoi estratti nella regolazione della pressione sanguigna, del profilo lipidemico e soprattutto di quello glicemico, mostrando un’attività ipoglicemizzante, grazie all’inibizione dell’alfa-glucosidasi, in grado di contrastare la stessa insulino-resistenza del paziente affetto da diabete di tipo 2. Le frazioni estratte dalla Grifola frondosa diminuiscono quindi l’ipertensione correlata all'età, tramite effetti sulle RAS e consentono anche di modulare l’inflammaging, contribuendo così a un’aspettativa di vita maggiore e più sana.

In medicina anti-aging l’impiego di questo fungo è variabile: da un effetto aspecifico sulla qualità di vita e contro le malattie cronico-degenerative ad uno immuno-modulante, anti-glicante, anti-ipertensivo e quindi cardio-protettivo, anti-infiammatorio e potenziativo.

Il range posologico nel contesto della medicina preventiva (non a scopo terapeutico specifico in cui si devono impiegare dei dosaggi decisamente maggiori), dipende dalla formulazione in commercio, in quanto lo si può trovare sia sotto forma di polvere secca che come estratto secco standardizzato (in genere titolato 30:1). Indicativamente come apporto puro si suggerisce una posologia giornaliera di 500/2000 mg.
Spesso è utilizzato a cicli: due mesi consecutivi seguiti da tre/quattro settimane di pausa e quindi ripresa del trattamento, procedendo con lo stesso andamento periodico.
Per l’azione anti-glicante è indicato un uso continuativo giornaliero, con dosaggio da personalizzare in funzione della risposta glicemica del singolo paziente.

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Grifola frondosa

 

Hericium erinaceum (Bull. : Fr.) Pers. (Pompon Blanc)

L’Hericium erinaceus (HE) è un fungo che cresce nelle zone montane dei territori a nord-est dell'Asia. Si può tuttavia reperire anche in Italia, in particolare in ambienti termofili o mediterranei del centro-sud e delle isole maggiori, dove cresce per lo più su vecchie querce, anche sempreverdi, come la sughera (Quercus suber). "Yamabushitake" è il nome con cui è chiamato in Asia e soprattutto in Giappone; vocabolo che deriva dall'unione della parola "take", che significa fungo, e "yamabushi", che indica i monaci eremiti giapponesi che vivevano sulle montagne. E’ stato utilizzato nella medicina popolare tradizionale in Cina, Corea e Giappone per una serie di effetti fisiologici, tra cui un’attività anti-invecchiamento, antiossidante, anti-proliferativa, eupeptica, pro-metabolica. Può, quindi, co¬sti¬tuire un’interessante risorsa di destinazione per lo sviluppo non solo di farmaci, ma anche di alimenti funzionali (“functional food”).

L’Hericium erinaceus apporta svariati aminoacidi essenziali e oligoelementi, tra cui selenio, ferro e germanio, oltre che a beta-glucani e altri importanti principi attivi, quali gli ericenoni e le erinacine, capaci di interagire, in modo elettivo e sinergico, a livello sia dell’apparato gastro-enterico che nervoso. Studi di base sulle funzioni fisiologiche di HE e sulla identificazione chimica dei suoi principi attivi effettuati negli ultimi decenni, hanno evidenziato una certa attività, in particolare sulle funzioni antitumorali e neuro-protettive.

In animali da esperimento, l'estratto acquoso di Hericium erinaceus ha evidenziato capacità gastro-protettive, così come una interessante riduzione delle aree interessate da ulcere indotte. L’analisi immuno-isto-chimica ha inoltre mostrato una up-regulation delle proteine HSP70 ed una down-regulation delle proteine BAX. In conclusione questi studi hanno rimarcato come i composti bioattivi presenti nell'estratto acquoso di HE, possano giocare un ruolo importante nell'attività gastro-protettiva.

In tema di neuro-protezione, l’Hericium erinaceus si è mostrato in grado di stimolare la sintesi del “nerve growth factor” (NGF – fattore di crescita nervoso), con le conseguenti ricadute favorevoli in termini di neuro-trofismo e per la salute neuronale. L’HE si è anche dimostrato utile nel migliorare il quadro sintomatologico associato a degrado cognitivo lieve (mild cognitive impairment), che spesso precedono di anni la comparsa della malattia di Alzheimer, contribuendo in generale a un’azione volta a contrastare l’invecchiamento cerebrale.

In medicina anti-aging, l'Hericium erinaceum viene tradizionalmente utilizzato:
- per le problematiche gastriche, grazie alla sua attività antinfiammatoria, cicatrizzante e alla capacità di rigenerazione delle mucose;
- a supporto delle funzioni nervose, dato che vari studi scientifici hanno permesso di identificare composti in grado di attraversare la barriera emato-encefalica e di stimolare la rigenerazione mielinica, così come di esercitare un’attività neurotrofica e neuro-protettiva, favorendo il mantenimento delle normali funzioni cognitive;
- a prevenzione del danno ischemico neuronale.

La posologia suggerita in termini di estratto secco puro, ottenuto da corpi fruttiferi selezionati ed essiccati, la cui successiva macinazione ne determina una migliore biodisponibilità, è compresa in un range tra gli 800 e i 2.000 mg/die, divisa in due/tre somministrazioni.

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Hericium erinaceum

 

Lentinula edodes (Berk.) Pegler (Shiitake)

La Lentinula edodes è un fungo basidiomicete di origine asiatica ed è attualmente il secondo fungo commestibile più consumato al mondo. È più comunemente conosciuto con il nome di “Shiitake” (che significa letteralmente “fungo della quercia”). In Cina e Giappone è utilizzato da centinaia di anni come immuno-modulante e, insieme al alla Cordyceps, anche a scopo energizzante ed anti-aging. Una vasta bibliografia evidenzia le potenzialità immuno-modulanti, anti-ossidanti ed anti-infiammatorie del fungo e dei suoi estratti.

La Lentinula edodes presenta un’attività anti-infiammatoria anche a livello intestinale, risultando efficace per il trattamento dell’IBS, grazie all’inibizione dell’espressione mRNA mediata dell’IL-8 associata all’inibizione dell’attività dei NF-kB.

La molecola lentinano, isolata dallo Shiitake, è un beta-D-glucano, con catena 1,3:1,6, e prende il nome proprio da questo fungo. Si tratta di una molecola ben studiata ed è ritenuta responsabile di molti effetti benefici riconducibili alla Lentinula edodes. Studi clinici hanno associato il lentinano a un'aspettativa di vita più alta, una miglior qualità della vita e ad una bassa incidenza di tumori, venendo anche impiegato in associazione con altri chemioterapici nel contesto di terapie oncologiche.

Dalla Lentinula edodes è anche stato estratto l’AHCC o Active Hexose Correlated Compound, un alfa-glucano, ben tollerato, con attività anti-ossidanti, anti-infiammatorie e immuno-modulanti oltre che anti-proliferative.

In medicina anti-aging l’impiego di questo fungo è variabile: da un effetto aspecifico sulla qualità di vita e contro le malattie cronico-degenerative ad uno anti-ossidante, anti-infiammatorio e potenziativo.

Il range posologico nel contesto della medicina preventiva (non a scopo terapeutico specifico in cui si devono impiegare dei dosaggi decisamente maggiori) dipende dalla formulazione in commercio, in quanto lo si può trovare sia sotto forma di polvere secca che come estratto secco standardizzato (in genere titolato 10:1).
Indicativamente come apporto puro si suggerisce una posologia giornaliera di 2000/2500 mg. Spesso viene utilizzato a cicli: tre mesi consecutivi seguiti da un mese di pausa e quindi ripresa del trattamento, procedendo con lo stesso andamento periodico.

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Lentinula edodes

 

Agaricus subrufescens Peck o Agaricus blazei Murill (ABM)

L’ABM è ricco in particolare di alfa e beta-glucani ed i suoi componenti si sono dimostrati soprattutto attivi sul sistema immunitario. E’ un fungo commestibile, tradizionalmente utilizzato per combattere lo stress psicofisico, per stimolare il sistema immunitario, come ipoglicemizzante, per riequilibrare il profilo lipidico e come antiossidante.
Contiene svariati minerali (in particolare potassio, ferro, calcio, magnesio, sodio, zinco, rame, manganese, selenio), vitamine (B1, B2, B6, niacina, acido pantotenoico, acido folico, biotina, un precursore della vitamina D, vitamina E), acidi grassi (acido linoleico e palmitoleico), polisaccaridi, proteoglicani e riboglucani, steroli, fibre e tutti gli aminoacidi essenziali. Il corpo fruttifero contiene anche enzimi, quali la 1,3-glucanasi e la perossidasi.

L’Agaricus blazei contiene un elevato livello di beta glucani, presenti in tre forme diverse: β-(1-3)-D-glucano, β-(1-4)-D-glucano, e β-(1-6)-D-glucano, in grado di stimolare le cellule immunitarie come le cellule NK, i macrofagi, le cellule dendritiche ed i leucociti polimorfonucleati.
Studi sugli animali e la ricerca cellulare hanno evidenziato come il consumo dell’ABM sembri presentare proprietà antitumorali ed anti-angiogenetiche. Studi clinici preliminari hanno anche sottolineato come l’assunzione giornaliera di questo fungo fosse in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti in remissione da patologie neoplastiche. L'ingestione di AbM da parte di pazienti con IBS ha comportato effetti anti-infiammatori interessanti, come dimostrato dalla diminuzione dei livelli di citochine nel sangue e della calprotectina nelle feci.

In Asia è considerato una specie di “alimento funzionale” e, dato il suo altissimo contenuto in beta-glucani, molto maggiore di quello del Reishi, dello Shiitake e del Maitake, è impiegato nella medicina preventiva e potenziativa e per l’ottimizzazione del benessere psico-fisico.

Il range posologico è legato alla standardizzazione e titolazione del prodotto. Come base possiamo riferirci alla pura polvere piuttosto che a un estratto secco su maltodestrine del fungo di Agaricus blazei Murril titolato al 40-50% da solo o in associazione con pura polvere; il dosaggio giornaliero sarebbe compreso tra i 750 e i 2.000 mg di estratto fungino puro, da dividersi in due/tre somministrazioni.

Phellinus linteus (Berk. & Curt.) Teng ("Meshima")

Il Phellinus linteus ("Meshima") è un fungo medicinale utilizzato in Asia. Ha la forma di uno zoccolo, ha un sapore amaro, e in natura cresce su alberi di gelso e, sembra, anche di Lonicera. Il colore del fusto va dal marrone scuro al nero. Nella medicina tradizionale coreana, il fungo è consumato sotto forma di tè caldo. Tra i composti attivi isolati dalla frazione etilacetato del corpo fruttifero del fungo, i più importanti sono l’acido ellagico, l’ispidina, l’inotilone, l’ipolomina B, l’interfungina A, l’inoscavina A, beta-glucani (beta-D-glucano), un composto fenolico chiamato hispolone, al quale sono attribuite qualità anti-infiammatorie, antiossidanti e anti-proliferative.

Studi scientifici hanno evidenziato un’importante attività anti-glicante, correlata all’interfungina A ed una attività anti-diabetica ed antiossidante, legata all’ispidina, che inibirebbe la PTP1beta (Protein tyrosine phosphatase 1beta), favorendo il controllo dei valori glicemici. Da segnalare anche la recente letteratura medico-scientifica che ne segnala un possibile impiego, da approfondire con ulteriori studi clinici, nelle terapie oncologiche.

L'attività anti-infiammatoria e antiossidante del Phellinus linteus sarebbe anche ascrivibile alla capacità di incrementare le attività dei sistemi antiossidanti endogeni quali la catalasi (CAT), la superossido dismutasi (SOD), e la glutatione perossidasi (GPX).
Sempre in relazione ai suoi composti attivi espleterebbe un’azione anti-angiogenetica e potrebbe riservarsi un ruolo come coadiuvante in terapie oncologiche.

Prof. Dott. Damiano Galimberti
Specialista in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica
Professore Incaricato in Nutrigenomica

Tutte le foto sono tratte dal web



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