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14/17 giugno 2018 -
Incontro micologico del CAMM a Montemonaco (AP)

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Monte Vettore e Monte Banditello dai tetti di Montemonaco

Il consueto incontro micologico annuale del CAMM (Coordinamento Associazioni Micologiche Marchigiane) è stato realizzato, quest’anno, a Montemonaco (AP) - dal 14 al 17 Giugno 2018. Organizzato dall’Associazione Micologica delle Marche di Senigallia (AN), hanno partecipato quasi tutte le Associazioni aderenti. Su invito dell’Associazione di Senigallia ha partecipato il dott. Roberto Galli, Presidente del Gruppo Micologico Milanese, accompagnato dall’amico Gabriele Carsaniga, Socio e membro del medesimo Comitato Scientifico. In rappresentanza dell’Associazione di Senigallia (AN) sono stati presenti Silvano Rettaroli e Fulvio Landi, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Associazione Micologica delle Marche.

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Boschi sterminati sotto Montemonaco

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Amanita verna

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Uno degli habitat di ricerca: il castagneto coltivato

I lavori del Convegno si sono svolti nello splendido Borgo Antico dell’Hotel Monti Azzurri di Montemonaco, dove eravamo alloggiati e dove abbiamo potuto gustare un’ottima cucina tradizionale, ricca di parecchie specialità regionali. Montemonaco (circa 1000 m di altitudine), ai piedi del Monte Vettore, ha risentito, in parte, del devastante terremoto del 2016, e qualche segno è ancora purtroppo visibile…

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Fulvio Landi alla ricerca tra i castagni

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Amanita crocea var. subnudipes

Il tempo non è stato dei migliori, prima piovoso, poi nuvoloso e contraddistinto da un clima piuttosto umido ma fresco… Ma, in verità, non ci ha comunque mai impedito di portare a termine le escursioni programmate… I vari gruppi hanno visitato i più interessanti habitat intorno a Montemonaco: dai bassi castagneti (Castanea sativa) - spesso coltivati a frutto - ai querceti (in prevalenza Quercus cerris e Quercus pubescens) mediani, spesso mescolati con carpini neri (Ostrya carpinifolia), fino alle più alte faggete (Fagus sylvatica), sia pure che mescolate con pini neri (Pinus nigra). Il substrato è prevalentemente basico-calcareo.
Parlare dei Sibillini non è facile, bisogna esserci, vederli, quasi... assaporarli! Essi costituiscono un gruppo montuoso nell’Appennino Centrale di grande interesse natura
listico, paesaggistico e culturale. Lo stesso nome li indica da millenni al centro di antiche culture religiose legate alla Sibilla Appenninica; dal Medio Evo risalgono le leggende ispirate dalla famosa grotta del monte omonimo, che fanno dei Monti Sibillini uno dei maggiori centri culturali europei. La quasi totalità del territorio è compresa tra le Marche e l’Umbria.

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Gabriele Carsaniga e Silvano Rettaroli tra roverelle e cisti

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Cistus incanus

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Le ultime faggete del Monte Banditello: sullo sfondo la valle del fiume Aso

Il gruppo montuoso si estende lungo un asse Nord-Nord Est e Sud-Sud Ovest con numerose cime superiori ai 2000 m. Tra le più note il Monte Vettore (il più alto, 2476 m), Monte Porche (2.233 m), Monte Bove (2.169 m), Monte Sibilla (2.170 m) - sacro alle popolazioni pre-romane, in quanto regno fatato della maga Alcina, Monte Priora (2.332 m) e Pizzo Berro (2.259 m). Il substrato è, nel suo complesso, di natura calcarea. Per tale motivo sono presenti paesaggi mozzafiato: pareti rocciose, gole, detriti di falda, morene, doline, valli glaciali, piani carsici ed estesi declivi. Fiumi e torrenti scorrono in ogni valle. Uno per tutti, l’Aso, sul versante orientale: nasce presso Foce (Montemonaco) e poi scorre, impetuoso, tra le pareti dell’Infernaccio. Nell’alta Valle dell’Aso, a 1940 m, si trova il Lago di Pilato, unico lago glaciale dell’Appennino, nelle cui acque vive un microscopico gamberetto, il Chirocephalus marchesonii.

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Dal Monte Banditello, la valle del fiume Aso fino al lago di Gerosa

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Cerastium tomentosum

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Dal Monte Banditello verso il lago di Pilato

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Alla ricerca del Tricholosporum goniospermum: da sinistra G. Carsaniga e S. Fioravanti

La flora è ricchissima. Da specie artico-alpine si passa, più in basso, a fioriture di orchidee sambucine gialle e rosse, di crochi, narcisi, genziane, vaste fioriture di Doronicum ed altre che rendono il paesaggio estremamente suggestivo. Sul Monte Vettore è presente il Leontopodium nivale, la “ stella alpina” appenninica.  
A ridosso del Vettore, verso Ovest, si estendono i piani carsici di Castelluccio, oggi purtroppo gravemente danneggiato dal terribile sisma del 2016. Da non perdere, a primavera, la fioritura delle coltivazioni di lenticchia a Pian Grande …
Più in basso, tutte le pendici montane si rivestono, talvolta a macchie,  di faggete e boschi misti. Nelle zone più termofile sono presenti anche le querce con esemplari, nelle zone tendenzialmente più mediterranee, di lecci (Quercus ilex) e cisti (Cistus incanus).

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Ricerca in “fungaia”: da sinistra S. Fioravanti e G. Carsaniga

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Serafino Fioravanti mentre raccoglie un Tricholosporum goniospermum

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Fotografando il Tricholosporum goniospermum (foto di S. Fioravanti)

L’interesse naturalistico dei Monti Sibillini è tale da aver indotto la costituzione, a partire dal 1990, di un apposito Parco Nazionale che raggiungerà i 40.650 ha. Recenti insedia­menti turistici sparsi su tutto il territorio montano stanno cambiando l’aspetto di alcune zone come a Visso, Sarnano, Frontignano, Monte-fortino e Sassotetto. Ecco quindi la necessità di salvaguardare il territorio, non solo da un punto di vista ambientale, ma anche per tutto ciò che riguarda la storia, al civiltà e la tradizione di queste montagne.

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Tricholosporum goniospermum

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Genziana maggiore (Gentiana lutea)

Da menzionare, a parte, la bellissima escursione al Monte Banditello, nel massiccio del Monte Vettore, fino al lago di Pilato, alla ricerca del Tricholosporum goniospermum. Grazie alla cortesia di Serafino Fioravanti che ci ha guidati sul posto, ho potuto finalmente  trovare e fotografare in habitat questa specie che inseguivo da più di 30 anni! Raggiunte a piedi lungo un percorso piuttosto faticoso, in un ambiente alquanto ripido e scosceso, le varie “fungaie”, situate in quota tra 1400 e 1900 m s.l.m., appaiono come lunghe e contorte strisce di erba folta, verde scura, frammista a chiazze di erba secca … Il Tricholosporum goniospermum è sempre molto nascosco e interrato, difficile da estrarre dal substrato… Appare sempre molto sporco di residui terrosi. La popolazione locale, che lo apprezza particolarmente, lo chiama “fungo di San Giovanni” per la sua crescita verso il 24 giugno, festa di San Giovanni, o anche “Porcino di montagna”…
É un fungo di dimensioni medio-grandi, molto carnoso e consistente, dal profumo intenso e penetrante. Cresce a gruppi, spesso in cerchi delle streghe, sui prati calcarei di montagna, tra i 1.400 e i 1.900 m s.l.m., da giugno a ottobre. Micorrizico delle essenze erbacee presenti, sa nascondersi bene tra l’erba e i sassi, spesso appiattendosi con il suo gambo corto. La produzione non è mai costante: spesso, dopo un’abbondante fruttifi­ca­zione, il micelio si indebolisce e per anni il “cerchio” o la “striscia” non produce più.
Denominato nel 1881 Tricholoma goniospermum da Don Giacomo Bresadola, che rappresenta il basionimo, è stato successivamente ricombinato in un nuovo Genere, Tricholosporum appunto, da G. Guzmán nel 1975. Questo spostamento di Genere è giustificato dal fatto che questa specie possiede sì un habitus tricolomoide, lamelle arrotondato-smarginate e spore bianche in massa, ma non arrotondato-ellittiche, bensì angolose, cruciformi, che non hanno eguali in nessuna specie del Genere Tricholoma (Fr.) Staude. Nel 1991 M. Bon considera Tricholosporum solo come un Sottogenere.

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Fotografando… la “fungaia”

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Nebbia sulla “fungaia”

Tricholosporum goniospermum (Bres.) Guzmán. Di medio grandi dimensioni pos­siede un cappello largo fino a 15 cm, carnoso,  inizialmente subgloboso, poi convesso e presto piano-convesso, con il margine eccedente e involuto nei giovani esemplari. La cuticola è asciutta, liscia, di colore giallo-beige, isabella, poi più ocracea fino al bruno-rossastro. Le lamelle sono molto fitte, arrotondato-smarginate al gambo, di un carat­teristico color rosa-lilla, grigio-violetto. Spore bianche in massa, ialine, angolose o cru­ciformi, non amiloidi, di dimensioni 8-9 (10) x 5-6 (7) µm.  La carne è soda e compatta, poi più cedevole nel cappello ma fibrosa nel gambo, biancastra, più scura alla base del gambo, con forte odore farinaceo-erbaceo, un po’ spermatico, quasi come di lievito e sapore dolciastro. Il gambo, 4-6 x 1-2 cm, è robusto, spesso corto e tozzo, cilindrico o appena ventricoso, asciutto, pruinoso all’apice, lilla-biancastro all’apice, concolore al cappello verso il basso.

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Tricholosporum goniospermum (foto di S. Fioravanti)

Si tratta di un buon commestibile, molto ricercato e apprezzato dai cercatori locali, in particolare nell’area dei Monti Sibillini. Sporadico in altre località marchigiane, sono note altre zone di crescita, poche in verità: Carso triestino, Trentino (Val Rendena e lago di S. Colomba), lago di Garda (Colle Penade). Posso confermare la sua buona commestibilità: l’ho cucinato con olio, un trito di scalogno fresco, erba cipollina tritata fresca, sale e pepe e una sfumata di vino bianto (Verdicchio!) a fine cottura (vedi foto).
 Insomma, alla fine, per le specie reperite, è stato più un week-end quasi estivo che di fine primavera!
 Durante le escursioni sono state osservate numerose piante tipiche per quell’habitat: Cistus incanus nei querceti bassi e, in quota, Gentiana lutea (Genziana maggiore), Cerastium tomentosum, Lilium bulbiferum (Giglio di San Giovanni), Dipsacus sativus (Cardo dei lanaioli) e tante altre …
 Durante il Convegno si sono svolte alcune videoproiezioni tematiche. Eccole: “Agarici commestibili e tossici: differenze” a cura di Mauro Faraoni; “Inocybe Rimosinae”, a cura di Marco Maletti; “Checklist dei funghi dell’Umbria”, a cura di Andrea Arcangeli.

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Determinazione dei funghi raccolti

Specie fungine reperite e determinate (n. 94):
Agaricus augustus, benesii; Amanita crocea var. subnudipes, franchetii, lividopal­lescens, mairei, rubescens, spissa, verna; Anellaria separata; Auricularia auricula-judae; Artomyces pyxidathus; Auriscalpium vulgare; Boletus aestivalis, calopus, luridus, queletii var. lateritius; Cantharellus pallens; Clavulina cristata, zollingeri; Clitocybe alkaliviolascens, gibba, mediterranea; Clitopilus mundulus; Collybia dryophila, peronata;Coltriciaperennis;Craterelluslutescens;Daedaleaquercina;Entolomaameides, lividoalbus, prunuloides; Hapalopilus rutilans; Helvella atra, elastica; Hericium coralloides; Hydropus subalpinus; Hygrocybe acutoconica, cantharellus, chlorophana;Hypholoma fasciculare; Inocybe erubescens, godeyi; Laccaria affinis; Lactarius acerrimus, pallidus, piperatus, rubrocinctus, sanguifluus; Leccinum aurantiacum, carpini; Leucoporus lepidus; Lycogala epidendron; Mara­smius rotula; Mutinus caninus; Mycena renatii, viscosa; Omphalotus olearius; Oudemansiella radicata; Panaeolus sphinctrinus;Paxillus atrotomentosus; Phel­linus torulosus; Pluteus cervinus;Psathyrella candolleana; Polyporus arcularius, tuberaster;Ramaria formosa;  Rhizopogon roseolus; Russula acetolens, carpini, chloroides, cyanoxantha, densifolia, foetens, fragilis, laurocerasi, minutula, medullata, melliolens, nigricans, pectinatoides, romellii, vesca, virescens; Scleroderma ver­rucosum; Suillus granulatus; Trametes hirsuta, versicolor; Tricholoma filamentosum, orirubens; Tricholosporum goniospermum; Tylopilus felleus; Xeroco­mus cisalpinus, subtomentosus.

Tra le specie più interessanti segnalo: Amanita verna, Clavulina zollingeri; Clitocybe alkaliviolascens; Hydropus subalpinus; Polyporus tuberaster; Russula carpini, minutula; Tricholosporum goniospermum.  

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Giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum)

Non mi resta che ringraziare di tutto cuore l’Associazione Micologica delle Marche di Senigallia, che ha organizzato l’evento e, in particolare, il Presidente Silvano Rettaroli e il Vicepresidente Fulvio Landi per l’ospitalità e la collaborazione. Un ringraziamento particolare a Serafino Fioravanti che ci ha accompagnato - con grande professionalità in habitat - sui luoghi alla ricerca del Tricholoma goniospermum.

 Grazie Amici!!! Alla prossima!

 

Roberto Galli


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